sabato 29 maggio 2010

In Turchia vince Hamilton

1 Lewis Hamilton McLaren-Mercedes Winner
2 Jenson Button McLaren-Mercedes
3 Mark Webber RBR-Renault
4 Michael Schumacher Mercedes GP
5 Nico Rosberg Mercedes GP
6 Robert Kubica Renault
7 Felipe Massa Ferrari
8 Fernando Alonso Ferrari
9 Adrian Sutil Force India-Mercedes
10Kamui Kobayashi BMW Sauber-Ferrari


CLASSIFICA PILOTI


1 Mark Webber punti93
2 Jenson Button 88
3 Lewis Hamilton 84
4 Fernando Alonso 79
5 Sebastian Vettel78
6 Robert Kubica 67
7 Felipe Massa 67
8 Nico Rosberg 66
9 Michael Schumacher34
10 Adrian Sutil 22
11 Vitantonio Liuzzi10
12 Rubens Barrichello7
13 Vitaly Petrov 6
14 Jaime Alguersuari3
15 Sebastien Buemi 1
16 Kamui Kobayashi 1
17 Nico Hulkenberg 1


CLASSIFICA COSTRUTTORI


1 McLaren-Mercedes 172
2 RBR-Renault 171
3 Ferrari 146
4 Mercedes GP 100
5 Renault 73
6 Force India-Mercedes 32
7 Williams-Cosworth 8
8 STR-Ferrari 4
9 BMW Sauber-Ferrari 1

sabato 22 maggio 2010

sabato 15 maggio 2010

WEBBER PRINCIPE di MONACO

Alonso parte dalla Pit Lane.

Pole di Webber, 2° Kubica 3° Vettel, 4° Massa


Dopo una gara abbastanza noiosa, Webber si aggiudica anche il GP di Monaco.
Per le classifiche aspettiamo la decisione della inchiesta sul sorpasso di Schumacher vs. Alonso.
Schumacher penalizzato!!!!!!!!
6° ALONSO!!!!!!

1 - Mark Webber (Red Bull RB6-Renault) - 78 giri
2 - Sebastian Vettel (Red Bull RB6-Renault) - 0"4
3 - Robert Kubica (Renault R30) - 1"4
4 - Felipe Massa (Ferrari F10) - 2"6
5 - Lewis Hamilton (McLaren MP4/25-Mercedes) - 4"3.
6 - Fernando Alonso (Ferrari F10) - 6"3
7 - Nico Rosberg (Mercedes MGP W01) - 6"6
8 - Adrian Sutil (Force India VJM03-Mercedes) - 6"9.
9 - Vitantonio Liuzzi (Force India VJM03-Mercedes) - 7"3
10 - Sebastien Buemi (Toro Rosso STR5-Ferrari) - 8"1
11 - Jaime Alguersuari (Toro Rosso STR5-Ferrari) - 9"1.
12 - Michael Schumacher (Mercedes MGP W01) - 25"7
CLASSIFICA PILOTI
1.Webber, Vettel 78; 3.Alonso 75; 4.Button 70; 5.Massa 61; 6.Hamilton, Kubica 59; 8.Rosberg 54; 9.Schumacher 22; 10.Sutil 20; 11.Liuzzi 10; 12.Barrichello 7; 13.Petrov 6; 14.Alguersuari 3; 15.Hulkenberg, Buemi 1.

CLASSIFICA SQUADRE
1.Red Bull-Renault 156; 2.Ferrari 136; 3.McLaren-Mercedes 129; 4.Mercedes 76; 5.Renault 65; 6.Force India-Mercedes 30; 7.Williams-Cosworth 8; 8.Toro Rosso-Ferrari 4.

lunedì 10 maggio 2010

Webber Re di Spagna

Con una gara perfetta, l'australiano Webber si aggiudica il GP di Spagna.

Arrivo
Webber
Alonso
Vettel
Schumacher
Button
Massa
Suttil
Kubica
Barichello
Algersuari

Classifica PILOTI

1° Jenson Button British McLaren-Mercedes 70
2° Fernando Alonso Spanish Ferrari 67
3° Sebastian Vettel German RBR-Renault 60
4° Mark Webber Australian RBR-Renault 53
5° Nico Rosberg German Mercedes GP 50
6° Lewis Hamilton British McLaren-Mercedes 49
7° Felipe Massa Brazilian Ferrari 49
8° Robert Kubica Polish Renault 44
9° Michael Schumacher German Mercedes GP 22
10° Adrian Sutil German Force India-Mercedes 16

Classifica COSTRUTTORI

1 McLaren-Mercedes 119
2 Ferrari 116
3 RBR-Renault 113
4 Mercedes GP 72
5 Renault 50
6 Force India-Mercedes 24
7 Williams-Cosworth 8
8 STR-Ferrari 3

martedì 4 maggio 2010

Indy 500: un secolo di storia americana dai toni europei







Indy 500: un secolo di storia americana dai toni europei

L’edizione 2010 della 500 Miglia di Indianapolis sarà caratterizzata da un nuovo format per le qualifiche. Per dirla in breve, i giorni validi per le qualificazioni sono stati ridotti da quattro a due. Come in precedenza, tutti gli iscritti avranno a disposizione tre tentativi (ognuno dei quali sui quattro giri, come da tradizione) che determinerà i qualificati. Dopo di che ci sarà una sorta di Super Pole per i primi nove piloti. A detta di molti, questo nuovo format per le qualifiche della 500 Miglia di Indianapolis garantirà un’importante attrazione per il pubblico. I piloti infatti, dovranno andare tutti in pista durante la prima sessione del Pole Day per ottenere la possibilità di guadagnarsi la Super Pole che stabilirà le prime 9 posizioni sulla griglia di partenza. Insomma, si sta copiando un poco la F1. Saranno 15 i rookies che lotteranno per i 5 posti assegnati alle "reclute''. Verranno dagli Stati Uniti, Australia, Canada e Francia. saranno invece 77 i piloti che lotteranno fino al 20 maggio per insediarsi nei 33 posti degli ammessi alla Indy 500; giungeranno da Usa, Brasile, Australia, Nuova Zelanda, Giappone e Venezuela, ma anche dall'Europa e precisamente dall'Inghilterra, Olanda e Scozia. "500 Miglia di Indianapolis" un nome importante che solo pronunciarlo ci riempie la bocca. Un nome che ci porta immediatamente con la fantasia ai colori sgargianti, alle bizzarrie, al folclore rombante, alle grandi potenze e ai grandi spazi tipicamente americani. Ma come e quando é nata Indy 500" e dove si trova questo tempio americano della velocità rimasto per anni feudo incontrastato dei driver yankee, finché un giorno………

VIAGGIO ATTRAVERSO LA STORIA: L’ORO DEL MIDVEST

Il territorio che gli americani chiamano “Midwest” raggruppa 12 stati dediti soprattutto all’agricoltura: un mare di grano ondeggiante che richiede almeno tre giorni per essere attraversato. Le bellezze naturali sono poche, e si trovano soprattutto al nord, nella parte boscosa disseminata dai laghi; per il resto il Midwest è un’immensa pianura che s’inalza gradatamente da est a ovest, spazzata dai venti gelidi dell’Artico o da quelli infuocati che salgono dal Golfo del Messico. L’attraversano treni lunghissimi e lenti, le strade corrono rettilinee e solitarie per perdersi nel nulla, rare le case e rara la presenza umana. Volgendo lo sguardo all’orizzonte scorgi l’oro del grano e l’azzurro intenso del cielo amalgamarsi per poi perdersi alla vista dell’uomo. Solo a nord est, grazie alle miniere di carbone e facili comunicazioni sono sorti centri fortemente industrializzati.

Ohio, Wisconsin, Illinois, Michigan e Indiana rappresentano il confine naturale delle pianure orientali e hanno caratteristiche simili; sono Stati agricoli ma anche fortemente industrializzati. Ma l’angolo del Midwest che qui ci interessa é l’Indiana, che vive il suo momento magico quando si corre la “500 Miglia”, la corsa automobilistica che sa ancora esercitare sugli appassionati un fascino straordinario. Per la festa del Memorial Day, i bolidi superveloci prendono il via sullo storico circuito di 4 chilometri dell’Indianapolis Motor Speedway. Chi vince, oltre al mega premio in denaro di gran lunga superiore al milione e duecentocinquantamila euro (un vero tesoro), potrà vedere sulla storica coppa incisi anche i tratti del suo volto. Pur trattandosi di un circuito ovale con sole 4 curve tutte a sinistra, praticamente un grande rettangolo con gli angoli arrotondati, che all’occhio dei più potrebbe sembrare semplice e banale, la competizione non è per nulla facile: la lunghezza, la folle velocità, e la fatica fisica alla quale vengono sottoposti i piloti fanno del vincitore un vero eroe. Indy 500 è una gara tipicamente americana, con regole che tengono conto anche delle esigenze dello spettacolo: la partenza ricorda le corse dei cavalli nelle piste di trotto con tutti i concorrenti schierati dietro la vettura starter. Il fascino ed il ricco montepremi della corsa hanno sempre tentato anche i grandi campioni della Formula 1: Ascari, Villoresi, Brabham, Rindt, Gurney, Hulme, Stewart e altri ancora. Il primo di essi a riuscire nell’impresa fu Jim Clark nel 1965 imitato l’anno successivo da Graham Hill. Sono comunque i piloti americani a farla da padroni e molti, proprio grazie alle vittorie di Indianapolis, entrarono nella leggenda. Fra i più amati interpreti del circuito dell’Indiana non va dimenticato l’italo-americano Mario Andretti.

La storia dell’automobile e dei suoi progressi tecnici, spesso coincide con quella della 500 Miglia di Indianapolis. Lo scopo della 500 Miglia era di mostrare al pubblico e agli appassionati di automobili l’alto valore tecnico e le soluzioni innovative delle vetture costruite nelle regioni di Indianapolis. La popolarità della competizione è sempre più aumentata fino a farne la corsa più famosa del mondo. Oggi è diventata una grande festa popolare, uno spettacolo per l’intera nazione. Si calcola che nei giorni della corsa oltre mezzo milione di persone giungano ad Indianapolis da ogni parte degli USA. Non tutte, riescono a seguire la gara dal vivo perché le tribune dell’autodromo possono ospitare fino a quattrocentomila spettatori. Moltissimi sono coloro che si accampano nei prati circostanti e che comunque, in qualche modo riescono a partecipare alla festa, gli altri invece, si dovranno accontentare di affollare i cinema cittadini in cui la gara viene trasmessa in diretta dalle tante TV.

NASCE NEL 1911 IL MITO DELL’INDIANA

All’inizio del XX° Secolo l’automobilismo conquistò gli Stati Uniti. Gli americani intuirono che l’automobile avrebbe mutato profondamente le loro abitudini, il loro standard di vita, la loro stessa cultura. Nel 1902 sorse a Detroit nel Michigan a nord dell’Indiana la General Motors, l’anno dopo, sempre nella capitale del Michigan, Henry Ford fondava la Ford Motor Company.

Nel giro di vent’anni nacquero negli Stati Uniti più di mille marche di automobili, ridotte poi da una severa selezione a circa una ventina. Parallela allo sviluppo industriale progredì la passione per le corse.

Nel 1909 venne inaugurata la pista di Indianapolis. Fu costruita per servire alle prove dei costruttori americani di automobili e destinata a diventare il più grande spettacolo del mondo. Il primo fondo stradale della pista era costituito da terra spianate e compressa oltretutto molto pericoloso, tanto da far decidere i responsabili per una nuova pavimentazione che fu realizzata con uno strato di mattonelle. Per coprire le due miglia e mezzo del percorso ce ne vollero esattamente tre milioni.

Nel 1911, nella prima edizione della “500 Miglia”, ben 40 vetture dinnanzi a oltre ottantamila spettatori si lanciarono in una battaglia infernale sui tremilioni di mattonelle infide che pavimentavano l’anello; al vincitore sarebbero toccati 14.000 dollari, una piccola fortuna. Il battesimo fu felice: un pilota americano, Ray Harroun, su una vettura americana, la Marmon Wasp, una 6 cilindri di dieci litri di cilindrata, aprì l’albo d’oro di quella che sarebbe diventata la più famosa corsa automobilistica al mondo.

Dal 1911 fu la corsa che contese a qualsiasi altra manifestazione automobilistica il titolo di gara più spettacolare, veloce, ricca e pericolosa del panorama motoristico internazionale.

La prima modifica ai 3 milioni di mattonelle avvenne nel 1935 decisero di applicare uno strato di asfalto sulla pista ad eccezione del rettifilo principale.

Un “catino” di poco più di 4 chilometri con 4 curve a 90 gradi leggermente sopraelevate, che ogni anno ospiterà per un mese l’espressione più viva dello spirito agonistico americano, spirito che a Indianapolis ha modo di estrinsecarsi in tutte le sue caratteristiche.

L’importante, il difficile, è proprio riuscire a prendere il via. Le prove di qualificazione atte a definire i fortunati 33 concorrenti che potranno prendere parte alla gara, costituiscono un primo spettacolo. Vi furono e vi sono piloti e meccanici che per Indianapolis lavorano un anno intero, mettendo poi tutto in gioco in pochi giri di prova in cui se tutto gira a puntino ci si qualifica e se dovesse andare male si torna a casa.

La 500 Miglia di Indianapolis viene disputa di solito il 30 maggio, il “Memorial Day”. Tra le decine di migliaia di spettatori che provengono da ogni parte degli Stati Uniti, molti sono assillati dal problema di trovare un parcheggio per la propria vettura nelle immediate vicinanze della pista. Pertanto, in gran quantità giungono a Indianapolis giorni prima dell’evento, accampandosi e ammazzando l’attesa tra fiumi di birra e miriadi di salsicce la cui inconfondibile fragranza la si percepisce a chilometri di distanza.

Quando il direttore di corsa, dopo la tradizionale sfilata delle majorette’s, pronuncia la fatidica frase: “Start your engines!” (avviate i vostri motori), il rumore di qualche decina di migliaia di cavalli lacera l’aria. Le 33 vetture, dopo aver percorso a velocità ridotta un giro di pista dietro alla stafety car, danno quindi inizio alla “bagarre” che durerà per 200 giri percorsi in senso antiorario.

Gli incidenti sono all’ordine del giorno. Quando capitano, si accendono i semafori gialli che impongono ai piloti di moderare l’andatura vietando i sorpassi. La particolare configurazione della pista ha imposto nel corso degli anni una specializzazione sia per gli uomini sia per le macchine. Infatti, fino ai primi anni Sessanta il catino di Indianapolis fu una specie di tabù per i piloti europei, che non riuscivano ad adattarsi convenientemente alla particolare tecnica di guida richiesta. Lo stesso discorso vale per le vetture, che esigono un’impostazione del tutto particolare. Dato che a Indianapolis le curve sono tutte a sinistra, queste macchine presentano il baricentro spostato sulla sinistra e verso l’avantreno, mentre le due ruote interne, quelle di sinistra, hanno un passo accorciato rispetto a quelle di destra. Le altissime velocità raggiungibili hanno fatto (e fanno tutt’ora) di Indianapolis una pista assai pericolosa: l’elenco dei piloti che vi hanno perduto la vita è purtroppo lunghissimo.

Dal 1950 al 1960, la 500 Miglia di Indianapolis fece parte del Campionato Mondiale Piloti di Formula 1, per decisione dell’autorità sportiva internazionale che intendeva con tale iniziativa avvicinare il più possibile l’automobilismo statunitense a quello europeo. Ma l’iniziativa non ebbe successo: pochissimi piloti scesero in pista a Indy e pochissimi piloti di Indy si videro in gara nelle altre corse del mondiale. Nel 1961 i proprietari della pista decisero di asfaltare anche il rettilineo principale lasciando scoperta alle mattonelle solo la linea del traguardo. Dentro o fuori dal mondiale di F1 fu un fatto che non toccò più di tanto gli americani i quali sono disposti a cambiare tutto, tranne le tradizioni. La 500 Miglia di Indianapolis continuò così ad essere un grande fatto agonistico, un grande spettacolo e un grande business fine a se stesso.

L’ORA DEGLI EUROPEI

Alla fine del 1960, Jack Brabham, due volte iridato di F1 con la Cooper, provò a Indianapolis al volante di una Cooper-Climax da Gran Premio. La vettura si comportò tanto bene che la Casa inglese decise di realizzare una vettura appositamente modificata per la gara del 1961. Per usare gli speciali pneumatici Dunlop (5,50x16 anteriormente e 7,00x16 posteriormente) il passo della Cooper dovette essere allungato di 32 millimetri, in modo da evitare che uno dei pneumatici posteriori sfregasse contro un carburatore. Furono applicati tubi di diametro maggiore a sostegno delle sospensioni posteriori; furono rafforzati i cuscinetti del mozzo e i semiassi. Dato che a Indianapolis si gira in senso antiorario, i pesi della vettura furono spostati a sinistra, il motore fu inclinato sempre a sinistra con un’angolazione di 18 gradi, i tecnici fecero anche in modo che il serbatoio del carburante destro si vuotasse prima di quello sinistro; i perni interni delle sospensioni furono spostati di 25 millimetri più a destra. La carreggiata era più larga di 76 millimetri anteriormente e di 25 millimetri posteriormente rispetto a quella della vettura da Gran Premio. La cilindrata del motore fu portata a 2750 cc con una potenza di 273 cavalli a 6250 giri/min. Nonostante ben 1500 cc in meno delle altre vetture in gara Brabham ottenne un pregevole 9° posto. Con la sua partecipazione del 1961, la Cooper non solo influenzò direttamente l’orientamento dei modelli usati a Indianapolis, dato che nell’anno successivo si videro le vetture costruite da Mickey Thompson montare posteriormente il loro Buick 8 cilindri a “V”, ma accese anche la curiosità di Colin Chapman. Il costruttore inglese, sostenuto dalla Ford, programmò il debutto a Indianapolis per il 1963. La Lotus realizzò il telaio con il finanziamento della Ford; la Casa americana fornì anche i motori nati dalla base del Fairlane 8 cilindri di 4260 cc, ad aste e bilanceri, ma con testata in alluminio, blocco cilindri in alluminio e quattro carburatori Weber doppio corpo; la potenza era di 370 CV a 7000 giri/min. Nelle linee generali le due vetture approntate da Chapman per Indianapolis erano simili al modello 25 da Gran Premio, con la stessa struttura a scocca, con un passo più lungo e una carrozzeria più larga di 37 millimetri e altrettanto più profonda per alloggiare i serbatoi a sacco da 191 litri. Le sospensioni furono notevolmente rafforzate; i supporti delle ruote erano fusi in lega zirconio-magnesio e le ruote erano del tipo con bloccaggio al centro e mozzi a galletto.

Con il secondo posto di Clark ottenuto appunto nel 1963, la sua vittoria nel 65, e quella di Graham Hill nel 66, nella storia della Indy 500, l'Europa lasciò i primi importanti segni indelebili alimentati, poi, dall’arrivo di piloti e tecnologia dal vecchio continente. Basta pensare che dal 1998 al 2009, l’italianissima Dallara ha dominato alla grande sul circuito dell’ indiana cedendo lo scettro alla G-Force solamente nell’edizione 2000 e 2004.

Negli ultimi anni, purtroppo; liti, nuove associazioni e tanti altri fattori negativi, hanno sminuito l'importanza di Indy 500 agli occhi del mondo, ma non quanto basta a sminuirne il blasone.



Piero Ventura